14 Nov Come eliminare le emorroidi in modo radicale
Che cosa sono le emorroidi?
Le emorroidi sono un problema molto frequente: si dividono in interne ed esterne, ma esistono anche forme miste, in cui entrambe le condizioni coesistono. Le emorroidi interne possono anche essere classificate secondo 4 diversi gradi: 1˚ grado: le emorroidi possono protrudere, ma non sono prolassate; 2˚ grado: presentano un prolasso intermittente, con riduzione spontanea al termine dello sforzo; 3˚ grado: il prolasso deve essere ridotto manualmente dal paziente; 4˚ grado: il prolasso e’ irriducibile.
Quali disturbi possono dare?
Si manifestano con sintomi come sanguinamento, dolore o bruciore anale, prurito, perdite di muco e irritazione anale; tra le principali complicazioni, troviamo l’emorragia massiva, il prolasso emorroidario e la tromboflebite.
Quale è oggi la cura più appropriata per la malattia emorroidaria?
Per la cura delle emorroidi esistono diversi rimedi, che possono essere ambulatoriali nei casi più lievi (1˚ e 2˚ grado). Nei casi più avanzati ( 3˚ e 4˚ grado) questi rimedi non sono altrettanto efficaci, ed e’ necessario il ricorso ad un vero e proprio intervento chirurgico radicale. Fino a non molto tempo fa, questo significava un ricovero medio di circa 4-5 giorni, l’astensione dall’attività’ lavorativa per circa un mese, e… proverbiali gravi sofferenze dovute al dolore nel periodo postoperatorio! I progressi compiuti dalla chirurgia mini-invasiva hanno coinvolto anche questo campo, consentendo oggi di eseguire una emorroidectomia completa e radicale in regime ambulatoriale o di day-hospital.
Dott. Annibali, Lei ha introdotto in Italia una nuova tecnica per la cura chirurgica delle emorroidi. Di che cosa si tratta ?
La tecnica è quella perfezionata presso la prestigiosa Mayo Clinic di Rochester negli Stati Uniti. L’intervento puo’ essere eseguito completamente in anestesia locale, ricorrendo a particolari accorgimenti che consentono di eliminare i fastidi causati al paziente dalle iniezioni e mirano a prolungare l’effetto antidolorifico per alcune ore nell’immediato periodo postoperatorio. Non viene eseguita alcuna legatura interna dei gavoccioli (spesso tra le maggiori cause del dolore), perché questi vengono asportati completamente, estendendo la resezione all’interno del canale anale oltre i limiti imposti dalla tecnica tradizionale, grazie a particolari dilatatori . Questo è garanzia di maggiore radicalita’ nella cura della malattia: il numero di recidive emorroidarie (meno dell’1%) e’ infatti considerevolmente inferiore rispetto a quello osservato dopo intervento esguito con la tecnica tradizionale (più del 20%). Infine, le ferite vengono suturate, per non dimettere il paziente con dolorose e fastidiose lesioni “aperte”, che possono creare disagio anche per la perdita di maleodoranti secrezioni. In questo modo, non e’ piu’ necessario introdurre alcun tampone nel canale anale al termine dell’intervento. I punti di sutura sono riassorbiti e le ferite guariscono in un periodo di circa 10 giorni; la maggior parte dei pazienti e’ in grado di riprendere le normali attivita’ lavorative dopo circa una settimana.
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